Armi, suicidi e notizie strumentalizzate

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Armi, suicidi e notizie strumentalizzate

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Il suicidio del calciatore Agostino Di Bartolomei, avvenuto nel 1994. Uno dei tanti modi faziosi utilizzati dagli anti-armi per strumentalizzare il dolore delle persone per attaccare i diritti dei legali possessori di armi

Armi, suicidi e notizie strumentalizzate

Navigando in rete come facciamo noi, per lavoro, quindi con un occhio più critico alla qualità dell’informazione, si continuano a trovare articoletti da quattro soldi messi giù solo per creare problemi ai legali detentori di armi.

È il caso di un articolo apparso ieri sulla versione online del giornale gratuito Leggo: articolo che non fa altro che riprendere – strumentalizzandolo con attente parole - un post pubblicato su Facebook dal figlio del noto calciatore Agostino Di Bartolomei, morto suicida nel maggio del 1994.

Agostino Di Bartolomei, quando era Capitano della Roma.

Agostino Di Bartolomei, quando era Capitano della Roma.

Immagine tratta dal Blog di Mabel Morri

Il dolore di un figlio per il suicidio del padre è comprensibile anche da chi nemmeno può immaginare cosa si prova davvero. E Luca di Bartolomei, la mancanza del padre l'ha sempre sofferta.

Tuttavia, che le armi causino suicidi è un’argomentazione portata avanti dagli anti armi americani da anni e che riecheggia lo “studio” (virgolette d’obbligo) Kellerman-Reay condotto negli anni ‘80 (Protection or peril?: an analysis of firearm-related deaths in the home - Arthur L. Kellermann and Donald T. Reay - New England Journal of Medicine, 1986) dove i due studiosi sommarono il totale di incidenti, suicidi e omicidi condotti con armi legalmente detenute e lo confrontarono con i casi di omicidio legale per legittima difesa e arrivarono al rateo ancora oggi spesso citato di 43 a 1, argomentando che un’arma fosse molto più pericolosa per il proprietario che utile per difesa.

Peccato che di queste 43 morti, praticamente tutte siano per suicidio, e lo studio abbia considerato, ovviamente, solo i casi di suicidio da parte di proprietari di armi da fuoco. Ora, che chi vuole suicidarsi e ha una pistola a disposizione tendenzialmente usi quella per farlo è tutt’altro che sorprendente, come non lo è il fatto che una persona determinata a togliersi la vita il modo lo trova comunque, e anche non avendo una pistola a disposizione, questo non gli impedisce in alcun modo di uccidersi.

D’altro canto il Giappone, paese in cui le armi sono totalmente vietate, ha un tasso di suicidi doppio di quello degli Stati Uniti.

In buona sostanza, penso che affermare che un pezzo di metallo inerte possa indurre qualcuno al suicidio sia un modo come tanti che la mente umana ha di proteggersi, ed evitare di doversi porre domande su una questione troppo dolorosa da affrontare lucidamente.

Ma se questo è comprensibile da parte di qualcuno che abbia sofferto un simile lutto, ciò non esime chi deve prendere decisioni per sé, la propria famiglia o un’intera nazione dal fare un’analisi freddamente razionale dell’argomento, magari evitando di cadere in fallacie come lo studio Kellerman, che sono state individuate come tali e accantonate ormai da più di vent’anni.

Ma se proprio si vuol parlare di suicidi, sarebbe comunque utile sapere che oltre il 90% delle vittime compiono questo gesto dopo aver ingerito “farmaci”, di tipologia o in dosaggi sbagliati, a volta con aggiunta di alcool. Pretendere di puntare il dito solo sulle armi da fuoco è semplicistico: ma mentre chi lo fa è furbo, chi ci crede è stupido.

Il possesso di armi e la libera scelta di poter decidere se e come difendersi hanno a che fare con la tutela dei diritti dei liberi cittadini, così come previsto dalla Costituzione e le Leggi dello Stato.

Le vittime di suicidio e le sofferenze delle loro famiglie non dovrebbero essere strumentalizzate per sostenere gli interessi personali o politici di persone ignoranti e faziose.

 


L'immagine di apertura di questo articolo è un'elaborazione grafica di quella utilizzata nel post originale di Luca Di Bartolomei, a sua volta ripresa dal sito dell'armeria Gun Store Bunker di Milano