Wildey Survivor: la prima, la grande, l’originale

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Wildey Survivor: la prima, la grande, l’originale

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La Wildey Survivor fu la prima pistola semi-automatica a recupero di gas pensata per utilizzare munizioni di grosso calibro per la caccia e il tiro alla silhouette; il design aggressivo e le prestazioni eccezionali ne hanno fatto una star del cinema d’azione americano, e l’hanno elevata a oggetto di culto e collezione

Wildey Survivor: la prima, la grande, l’originale

Wildey Survivor: la prima, la grande, l’originale

Prima della Desert Eagle, ci fu la Wildey Survivor: progettata nel 1973 dall’americano Wildey J. Moore, la Wildey Survivor ha ancora oggi un posto nei cuori degli appassionati di armi, conquistatosi grazie alle peculiarissime caratteristiche costruttive, e nell’immaginario collettivo per la sua apparizione in numerosi film d’azione – primo fra tutti Il giustiziere della notte 3, sul cui set Charles Bronson portò e usò una Wildey Survivor di sua proprietà.

 

Di sicuro l’aspetto e il Design hanno contribuito a rendere la Wildey Survivor “fotogenica” abbastanza da farla divenire un’icona: realizzata interamente in acciaio, fatta eccezione per poche componenti, la Wildey Survivor presenta uno scatto in azione mista con leva manuale di disarmo del cane e un “corpo” (fusto, vagamente modellato sulle forme di quello della 1911, e carrello-otturatore) lungo 127 millimetri, a cui va aggiunta la canna, di tipo fisso per aumentare la precisione ma intercambiabile in fase di smontaggio da campagna, disponibile in otto varianti intercambiabili di lunghezza variabile dai cinque pollici (127 mm) ai diciotto pollici (457 mm) – in tutti i casi con mirino montato su bindella rialzata e tacca di mira regolabile, oltre alla predisposizione per interfacce per ottiche di puntamento. Per un peso totale minimo di 1,8 chilogrammi.

 

Wildey Survivor: la prima, la grande, l’originale

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Wildey Survivor: la prima, la grande, l’originale

Un assetto decisamente peculiare, per un’arma pensata di certo – e a differenza di quanto vorrebbe la finzione cinematografica – non per la difesa personale, ma per la caccia e per il tiro alla silhouette metallica.

Wildey Survivor: la prima, la grande, l’originale

Parliamo di impieghi che richiedono, oltre alla precisione, anche un buon potere d’arresto quantomeno sulle distanze medie, motivo per cui l’arma fu offerta in una lunga serie di caricamenti Wildcat quali 9mm Winchester Magnum, .357 Wildey Magnum, .41 Wildey Magnum, .44 Auto Mag, .44 Wildey Magnum, .45 Winchester Magnum, .45 Wildey Magnum, e – più popolare tra tutti – .475 Wildey Magnum, munizione ottenuta a partire dal bossolo di un .284 Winchester, con la stessa lunghezza di un .45 Winchester Magnum e una velocità alle canoniche 100 yarde (poco più di 91 metri) pari a quella di una .44 Magnum alla volata. Sono munizioni che sviluppano livelli pressori elevatissimi, motivo per cui l’azione della Wildey Survivor è costruita per sostenere oltre 48.000 PSI alla culatta.

 

Il caricatore monofilare, della capacità di sette o otto colpi, si rilascia tramite una leva montata sotto il dorsalino dell’impugnatura, del tipo che gli americani definiscono “all’Europea”.

Wildey Survivor: la prima, la grande, l’originale
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Wildey Survivor: la prima, la grande, l’originale
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La Wildey Survivor non fu la prima “pistolona” progettata per questi scopi ad offrire una serie di caratteristiche specifiche di questo tipo. La Wildey Survivor infatti, aveva attirato l'attenzione del grande pubblico quando Charles Bronson la utilizzò nel terzo episodio de Il Giustiziere della Notte 3 (Death Wish, 1985). Ma già due anni prima, nel film Coraggio, fatti ammazzare (Sudden Impact, 1983) Clint Eastwood si era armato con una AutoMag, il cui progetto risaliva a circa dieci anni prima rispetto a quello della Wildey Survivor. La Wildey Survivor tornò poi sul grande schermo nel 1994, nelle mani di Woody Harrelson nel film Natural Born Killers.

Wildey Survivor e Charles Bronson (Il Giustiziere della Notte 3, 1985)

Wildey Survivor e Charles Bronson (Il Giustiziere della Notte 3, 1985)

Wildey Survivor e Woody Harrelson (Natural Born Killers, 1994)

Wildey Survivor e Woody Harrelson (Natural Born Killers, 1994)

La Wildey Survivor fu comunque la prima ad offrire una pletora di calibri disponibili e un’eccellente affidabilità in tutte le lunghezze di canna e con tutti i caricamenti, dai più leggeri a quelli a più alte pressioni. E lo fece grazie al peculiare sistema di funzionamento. La Wildey Survivor fu infatti la prima – precedendo di qualche anno la già menzionata Desert Eagle – ad utilizzare un otturatore rotante a tre tenoni di chiusura che si innesta nel vivo di culatta e un sistema di funzionamento a recupero di gas che nel brevetto Moore descrisse così: 

 

Pistone idraulico ad aria spinto dai gas generati dallo sparo spillati tramite sei piccoli buchi nella canna, Il pistone spinge l’otturatore all’indietro, iniziando il ciclo di riarmo”.

Wildey Survivor: la prima, la grande, l’originale
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Un sistema di funzionamento più simile a quello di un fucile che di una pistola, insomma, con un ulteriore vantaggio dato da una ghiera alla base della canna che consente al tiratore di regolare manualmente, senza bisogno di attrezzi, la quantità di gas spillata nel sistema di recupero in modo da ridurre la sensazione di rinculo percepito e, al contempo, garantire un funzionamento affidabile in base alle pressioni sviluppate dal caricamento in uso.

 

La ghiera di regolazione del gas può essere anche chiusa completamente, trasformando la Wildey Survivor in un’arma a colpo singolo.

 

Ancora nel 2005, Wildey J. Moore dichiarava alla rivista American Handgunner “Ogni volta che Il giustiziere della notte 3 va in onda, vengo sommerso di ordini.”.

 

Oggi, come molte altre armi di questo tipo e della sua epoca, le Wildey Survivor originali (come quella nelle foto di questa pagina) sono oggetto d'interesse per i collezionisti. Ma nel 2019 il marchio è tornato a nuova vita, rilevato dalla USA Firearms Corp. che ha rimesso in produzione questa mastodontica pistola semiautomatica.

 


L'arma illustrata in questo articolo è stata fotografata presso l'Armeria Red Point di Ostia Lido (Roma)

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