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Scuola e lezioni di tiro a segno: quando l'ignoranza impedisce la conoscenza

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Scuola e lezioni di tiro a segno: quando l'ignoranza impedisce la conoscenza

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Con la scusa della tutela della sicurezza dei ragazzi si sentono un sacco di stupidaggini. Come quelle che nei giorni scorsi sono state dette contro la legale, giusta e lodevole iniziativa avviata da tempo dal Preside dell'Istituto scolastico Almerico Da Schio di Vicenza

Si è sgonfiata in fretta la polemica sollevata la scorsa settimana dai corsi di tiro a segno per gli studenti dell'Istituto scolastico Almerico Da Schio di Vicenza. I politici che hanno strumentalizzato la legale, giusta e lodevole iniziativa del Preside della scuola hanno dovuto affrontare ripercussioni inattese: ma perché si insiste ancora stupidamente a equiparare lo sport del tiro a segno e le armi sportive con la violenza, il terrorismo e le armi da guerra?

Perché?

Ce lo chiediamo spesso, quando veniamo fatti oggetto di attacchi pretestuosi e violenti, "giustificati" agli occhi di chi li porta avanti da una distorta percezione di superiorità morale. In questo specifico caso, però, le "ragioni" dell'attacco sono di altra natura, ed è questo che lo rende peggiore e, se possibile, ancora più infame.

Parliamo della polemica sollevata da alcuni politici – segnatamente Andrea Zanoni, consigliere regionale veneto per il PD, e Nicola Fratoianni di Liberi e Uguali – nei confronti dei corsi di tiro che si effettuano, nell'ambito delle normali attività di educazione fisica, presso l'istituto Almerico Da Schio di Vicenza. Immediato il panico morale: secondo Zanoni "non è accettabile che la scuola diventi luogo nel quale facilitare l’avvicinamento e la pratica di strumenti che, al netto del risvolto sportivo, restano drammaticamente ed in via prioritaria strumenti di offesa e morte"; secondo Fratoianni "in pratica, in una scuola pubblica, si insegna a dei ragazzi a sparare. Punto e basta."
Ai politici in piena crisi di rigetto morale si associano le "mamme preoccupate" che pur "non essendo d'accordo" hanno lasciato che i figli partecipassero alle attività di tiro "per paura di un brutto voto in pagella".

Il livore ideologico contro le armi e le discipline di tiro sportivo – autorizzate e regolamentate da precise norme dello Stato Italiano – è una cosa con cui ci siamo abituati a convivere, ma non dovremmo. Con buona pace dei rappresentanti di federazioni sportive che solo pochi giorni fa a HIT Show ci dicevano che in generale l'accoglienza nelle scuole è ormai "a braccia aperte" e "senza polemiche".

Quello che preoccupa - socialmente e politicamente - è la rapidissima diffusione su Internet della notizia della scuola di Vicenza, condivisa da diverse fonti e canali, nel giro di pochissime ore, ma senza alcuna analisi oggettiva sul fatto che l'iniziativa del Preside della scuola fosse assolutamente legittima e legale.

In poche ore la notizia, grazie al WEB, da locale è diventata nazionale... e altrettanto rapidamente si è sgonfiata dato il Feedback sicuramente non positivo ricevuto da Andrea Zanoni sulla sua pagina Facebook. Come del resto era prevedibile.

Il nostro mondo non è mai stato così unito – a prescindere dalle barriere ideologiche e a discapito degli "ordini di scuderia" e delle "linee editoriali" che ci impediscono di avere visibilità sui media generalisti.

Ciò nondimeno resta sempre la domanda: perché? Per livore ideologico, come scrive Sergio Berlato? Perché il tema è divisivo e "tira", come diceva Giuseppe Cruciani nel corso della puntata del 21 ottobre 2017 del programma TV Talk? O per mera ignoranza dei principi di equilibrio, autocontrollo, rispetto per gli altri e senso di responsabilità che contraddistinguono il possesso d'armi in generale e tutte le discipline di tiro, anche quelle informali e ricreative, come scrive Vincenzo Di Guida su weeklymagazine.it?

Perché una cosa è certa: i riferimenti alla sparatoria del liceo Stoneman Douglas di Parkland, in Florida, non stanno né in cielo, né in terra. E dimostrano da un lato tutta la faziosità "strumentale" di certi politici, ma dall'altro, tutta la stupidità di chiunque gli dia ascolto.

In un istituto di scuola secondaria a Vicenza, tra le attività complementari sono previste lezioni di tiro a segno.

C'è da domandarsi che cosa di inappropriato vi sia in questo, dal momento che si tratta di uno sport, ...

...Il tiro abitua all'autocontrollo, a dominare la propria emotività e dunque, credo, alla formazione di una personalità positiva per degli adolescenti. 

Antonio Violante - docente universitario presso L'università degli studi di Milano

Esiste davvero un "problema delle armi" negli Stati Uniti? I dati dicono il contrario!

Esiste davvero un "problema delle armi" negli Stati Uniti? I dati dicono il contrario!

Foto di Firearms United

Tra le motivazioni – di carattere "etico", e l'uso delle virgolette non è casuale – che hanno portato Andrea Zanoni e Nicola Fratoianni ad alzare gli scudi contro la pratica delle discipline di tiro prevista dall'istituto De Schio di Vicenza ci sono i "recenti fatti di sangue che hanno trasformato le scuole negli Stati Uniti in tragici luoghi di mattanza".
Ma è davvero così?

Non si direbbe proprio, se si analizzano i dati ufficiali dell'FBI e del Centro Federale di Controllo Malattie (CDC) relativi alle morti causate da armi da armi da fuoco nel Paese: dalle 32000 alle 35000 ogni anno, in una nazione che ha più di 323 milioni di abitanti dei quali ogni anno due milioni e mezzo muoiono per le cause più varie.

I fautori del "controllo delle armi" (ma dovrebbe chiamarsi "disarmo preventivo delle vittime innocenti") dichiarano di voler risolvere il problema delle sparatorie di massa e del crimine a mano armata... sarà vero?

I fautori del "controllo delle armi" (ma dovrebbe chiamarsi "disarmo preventivo delle vittime innocenti") dichiarano di voler risolvere il problema delle sparatorie di massa e del crimine a mano armata... sarà vero?

Il mito delle decine di migliaia di omicidi all'anno commessi con armi da fuoco negli Stati Uniti si smonta subito quando si leggono i dati: oltre il 60% delle morti causate da armi da fuoco annualmente negli USA sono suicidi.

Nessun criminologo degno di questo nome userebbe i dati dei suicidi nell'aggregato, perché un suicida convinto, se privato delle armi da fuoco, utilizzerà altri metodi per togliersi la vita, non soggetti a controlli e altrettanto letali. Ne sono una riprova la Corea del Sud e il Giappone, i Paesi nel consesso delle democrazie con le leggi sulle armi più restrittive in assoluto, ove il suicidio rappresenta la principale causa di morte per i giovani adulti e gli adulti.

Ma ancora: il 3% e il 4% dei morti causati annualmente dall'uso di armi da fuoco negli Stati Uniti è relativo rispettivamente ad incidenti e a casi di legittima difesa – computo che include anche i casi di uso in servizio delle armi d'ordinanza da parte delle Forze dell'Ordine.

Che cosa rende meno "socialmente accettabile" la pratica del tiro al bersaglio rispetto a quella, ad esempio, delle arti marziali, in un Paese come l'Italia dove si moltiplicano le aggressioni e il bullismo anche tra i giovanissimi?

Che cosa rende meno "socialmente accettabile" la pratica del tiro al bersaglio rispetto a quella, ad esempio, delle arti marziali, in un Paese come l'Italia dove si moltiplicano le aggressioni e il bullismo anche tra i giovanissimi?

Foto di Firearms United

Le cose viste dalla giusta prospettiva: quante persone all'anno muoiono negli USA nelle famose "stragi delle armi"?

Le cose viste dalla giusta prospettiva: quante persone all'anno muoiono negli USA nelle famose "stragi delle armi"?

Cosa resta, dunque? Un 33% di omicidi, dei quali oltre l'80% è correlato all'attività delle Gang, delle organizzazioni criminali e dei trafficanti di droga, come peraltro dimostrato anche dalle ricerche di Firearms United e di altre organizzazioni. Ne deriva che negli USA la possibilità di morire uccisi da un colpo d'arma da fuoco è dello 0,010% circa, che cala allo 0,0085% se non si frequentano luoghi o si svolgono attività a rischio.

Da cosa deriva la percezione del "problema delle armi" negli Stati Uniti? Semplicemente, da una copertura ossessiva ai limiti del morboso di ogni fatto di sangue commesso con armi da fuoco da parte dei Mass Media generalisti, e dalla successiva strumentalizzazione da parte dei movimenti che vorrebbero vedere i cittadini di tutto il mondo (non solo d'America) privati del diritto a possedere e portare armi.

Agli antiarmi piace molto straparlare di Paesi che hanno "ridotto il tasso di violenza ed eliminato le stragi" con leggi sulle armi molto restrittive... meno facilmente ammettono che tali Paesi avevano tassi di violenza già molto bassi e stragi rarissime, o parlano dei Paesi ove tale esperimento ha fallito!

Agli antiarmi piace molto straparlare di Paesi che hanno "ridotto il tasso di violenza ed eliminato le stragi" con leggi sulle armi molto restrittive... meno facilmente ammettono che tali Paesi avevano tassi di violenza già molto bassi e stragi rarissime, o parlano dei Paesi ove tale esperimento ha fallito!

Tra queste c'è Everytown for Gun Safety – associazione antiarmi fondata e supportata economicamente dal miliardario Michael Bloomberg, ex sindaco di New York – i cui dati sul numero di sparatorie nelle scuole USA dall'inizio del 2018 (ben 18 in meno di due mesi) sono stati ripresi dai Mass Media d'Italia e di tutto il mondo. Ma sono dati reali?

Ad analizzarli, parrebbe assolutamente di no. Sembrerebbe anzi che solo due eventi – compreso quello di Parkland – possano essere considerate vere e proprie School Shootings. Le altre sarebbero sparatorie connesse ad incidenti, suicidi e all'attività delle Gang che hanno avuto luogo nei dintorni delle scuole (a dispetto del Gun Free School Zones Act del 1990 che vieta di entrare armati nelle scuole o di girare armati in un raggio di 300 metri da esse!), con il paradosso di un caso, considerato "School Shooting" dagli antiarmi, in cui un bambino di quarta elementare particolarmente pestifero ha premuto il grilletto della pistola d'ordinanza nella fondina di un poliziotto in visita alla scuola!

Diciotto sparatorie in due mesi nelle scuole USA? Ma proprio no! Questa tabella spulcia i dati forniti dalle associazioni antiarmi statunitensi e dimostra ancora una volta come sia una loro specialità fornire letture della realtà distorte e faziose

Diciotto sparatorie in due mesi nelle scuole USA? Ma proprio no! Questa tabella spulcia i dati forniti dalle associazioni antiarmi statunitensi e dimostra ancora una volta come sia una loro specialità fornire letture della realtà distorte e faziose

"Problema delle armi" negli Stati Uniti? Non più di quanto non ce ne sia uno in Italia: con le armi illegali, certo!

"Problema delle armi" negli Stati Uniti? Non più di quanto non ce ne sia uno in Italia: con le armi illegali, certo!

Qual è, dunque, il vero problema? Certamente non quello delle armi detenute dai cittadini che hanno diritto e titolo di detenerne. Ciò però non impedisce a persone che conoscono le armi solo da quello che hanno visto al cinema e in TV, e che conoscono il problema della "violenza delle armi" solo da quanto vedono attraverso le lenti distorte dei Media generalisti, di proporre "soluzioni di buon senso" che in genere comprendono la messa al bando di cose che sono già illegali, con l'aggiunta di altre restrizioni che in genere vanno a violare diritti umani basilari e il condimento di parole senza senso come "armi d'assalto" o "caricatori ad alta capacità".

Di contorno, in genere, c'è l'esempio (ma sarebbe il caso di dire il "mito"!) di "paesi virtuosi" che hanno "combattuto il problema della violenza a mano armata" con severissime restrizioni all'accesso legale alle armi da fuoco. Un esempio che non tiene mai conto di tutti gli altri fattori che influenzano il tasso di violenza in una società, quali la densità di popolazione, i fattori sociali e culturali nonché economici, la facilità d'accesso alle armi illegali, i livelli di violenza pre-esistenti e il facile passaggio all'impiego di armi diverse da quelle da fuoco ma ugualmente letali.

E allora? A cosa dobbiamo un attacco così violento alle legittime attività di tiro sportivo praticate sotto l'egida dell'educazione motoria in un liceo tra i più rinomati della sua Regione?

Rispondere è facile, dal momento che basta dare una rapida occhiata attorno per accorgersi che certa politica (in tutto il mondo), a corto di competenze, programmi, proposte e argomentazioni costruttive, cerca consensi servendosi di argomentazioni distruttive.

Tra polemiche sull'ingresso di bambini a HIT Show e le pratiche sportive dei ragazzi del liceo Da Schio (entrambe assolutamente legali), la questione "armi" è tornata ad essere un tema di primo piano per alcune forze politiche, nell'ambito di una campagna elettorale insignificante come se ne sono viste poche nella storia d'Italia: vuota di contenuti, vuota di idee, priva di proposte sensate e incapace di affrontare problemi veri e concreti, ovvero, di reale interesse per tutti i cittadini.

Una campagna elettorale trascinata stancamente da tutte le forze politiche, nella consapevolezza che nessuna riuscirà a strappare un voto in più rispetto a quelli già garantiti dal loro elettorato tradizionale, e che dunque sembra portata avanti come "prova generale" di un governo di grande coalizione o di una nuova tornata elettorale che potrebbero seguire a un primo periodo d'instabilità.

Ecco dunque che la questione "armi" - assolutamente priva di criticità, in Italia come in tutta Europa -  anche da noi diventa centrale e polarizzante, come finora si era visto solo negli Stati Uniti tra democratici e repubblicani.
Perché?
Perché certa politica non ha più - o non ha mai avuto - programmi e motivazioni concrete per i suoi elettori.
E ci teniamo a sottolinearlo: il problema non è più nemmeno di sinistra o di destra.

Ma a questo punto, ripetiamo la domanda che abbiamo posto alla fine dell'articolo con cui davamo notizia dell'impegno di Matteo Salvini a favore del comparto e degli appassionati di armi: tutti quelli di noi che non si riconoscono e mai si sono riconosciuti nella destra, che scelta hanno? Dovrebbero forse sacrificarsi per il "bene comune" in base a un'idea artefatta di "presunta pericolosità delle armi legali e dei loro legali possessori" che nulla ha a che fare con la violenza quotidiana o il terrorismo internazionale?

Perché sia chiaro: non sono gli appassionati di armi ad aver abbandonato i partiti di sinistra.
Sono i partiti di sinistra (quelli nati dai partigiani armati, ricordate?) ad aver abbandonato gli appassionati di armi, ad aver rinunciato ai loro voti e dunque alla tutela della fascia di popolazione di fatto più onesta e affidabile del Paese.

E perché?
Per partito (politico) preso?
Per ideologia?
Per una concezione errata di quello che dovrebbe essere e fare lo Stato?
O solo per non perdere i voti di frange estremiste che si riconoscono nei movimenti alternativi, pacifisti e di protesta?
Se il motivo è quest'ultimo, si basa su un calcolo errato, perché conta su fasce di popolazione che in ogni caso non voterebbero i partiti "Mainstream" o che probabilmente non andranno a votare.

C'è chi dice che sia "sbagliato" che la comunità degli appassionati, legali detentori di armi, orienti il suo voto in base alle declamazioni di alcuni personaggi o della mancata risposta da parte di altri.

Dissentiamo categoricamente.
Non si può aspettare una risposta in eterno e non si può dialogare coi muri. Men che meno accettare passivamente il volere di chi ha impostato la propria campagna elettorale dichiarando apertamente che ignorerà i diritti legittimi dei legali detentori di armi.

E avremmo la stessa posizione anche se avessero dichiarato di voler proibire i palloni da calcio, o le tavole da surf, o i pattini a rotelle.
Bisogna sempre opporsi a qualunque tipo di estremismo, qualunque sia la sua origine.

Se solo politici della Lega Nord e di Fratelli d'Italia hanno deciso di firmare un impegno a tutela deli legali detentori di armi e delle famiglie che ruotano attorno all'intero comparto produttivo armiero sportivo italiano (eccellenza mondiale), i partiti della sinistra devono dare la colpa a sé stessi.

Il Comitato Direttiva 477 ha invitato tutti i partiti, senza distinzione di schieramento, a sostenere i diritti dei cittadini onesti, legali detentori di armi.

Dall'altra parte ci sono invece coloro che hanno deciso di non farlo, e che anzi, hanno deciso di additarci come veri e propri nemici della sicurezza, quando non lo siamo mai stati. Di questa loro scelta se ne assumeranno la responsabilità e ne pagheranno le conseguenze.

Ma d'altra parte, anche tutte le principali associazioni di categoria hanno chiaramente manifestato una solida comunione di vedute e intenti, tanto rispetto alle insensatezze contenute nella Direttiva Europea armi, quanto rispetto all'importanza di coinvolgere ed educare i giovani utilizzando anche gli sport di tiro, in tutte le loro forme.

Una cosa è certa: continuare a sfruttare l'ingenuità di molte mamme, strumentalizzandole, facendo loro credere che per la tutela degli adolescenti "il tiro a segno sportivo nei paesi ricchi" e "l'addestramento paramilitare nei paesi poveri" siano la stessa cosa, non aiuterà le fazioni politiche antiarmi, come non garantirà mai maggiore sicurezza a nessuno, rispetto alle armi illegali nelle mani delle persone sbagliate.

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