Facebook chiude il gruppo pubblico Armi e Tiro

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Facebook chiude il gruppo pubblico Armi e Tiro

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Un gruppo pubblico di utenti con quasi 27.000 iscritti, legato alla famosa rivista italiana, chiuso "d'autorità" dal social network californiano: è in atto un attacco alla libertà d'espressione?

Facebook chiude il gruppo Armi e Tiro

La comunità degli appassionati d'armi italiani che ogni giorno si incontra su Internet e in particolar modo su Facebook, il Social Network più grande e famoso della storia, ha perso oggi uno dei suoi punti di riferimento.

Ad essere chiusa non è stata la pagina ufficiale della rivista, ma un gruppo ad essa collegato e dedicato alle discussioni degli utenti

Ad essere chiusa non è stata la pagina ufficiale della rivista, ma un gruppo ad essa collegato e dedicato alle discussioni degli utenti

Tra lo stupore generale, si registra infatti la chiusura del gruppo pubblico Facebook di Armi e Tiro, uno dei più popolari tra gli internauti italiani appassionati di tiro, caccia, e cultura armiera.

A scanso di equivoci: non si tratta della pagina Facebook ufficiale, ancora perfettamente accessibile, della famosa rivista edita dalla Edisport - ancora oggi in Italia la più popolare rivista su carta del settore.

Quello che è stato chiuso era un gruppo pubblico di discussione dedicato ai lettori della rivista, che al suo interno potevano scambiarsi opinioni e osservazioni non solo sui contenuti degli articoli pubblicati sulle pagine di Armi e Tiro, ma anche in generale sul mondo delle armi, sulla storia e sulla cultura armiera, sulla legislazione italiana e straniera.

In Italia, Armi e Tiro è ancora la rivista su carta più popolare del settore

In Italia, Armi e Tiro è ancora la rivista su carta più popolare del settore

Al momento della chiusura, il gruppo Facebook Armi e Tiro contava circa 27.000 iscritti.

Non vi erano ospitati contenuti inneggianti all'odio o alla violenza, né pubblicità diretta ad armi da fuoco o fabbriche d'armi, né tantomeno annunci di vendita di armi e munizioni tra privati. Inoltre, le eventuali intemperanze degli utenti venivano immediatamente affrontate da uno Staff di moderatori serio e professionale.

Non si poteva dunque ravvisare nel gruppo nessuna violazione delle severe condizioni d'uso del Social Network di Mark Zuckerberg – condizioni d'uso, peraltro, che dopo la strage presso la Scuola Elementare Sandy Hook del dicembre 2012 sono diventate particolarmente severe riguardo alle pagine e ai gruppi che trattino tematiche legate alle armi da fuoco in generale, alla caccia, al tiro o alla difesa personale.

Un messaggio standard fa da epitaffio a quella che prima era una pagina dedicata al libero scambio di opinione

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Il famoso Social Network ha adottato regole molto rigide sulle pagine in materia di armi in seguito alla sparatoria di Newtown del dicembre 2012

Il famoso Social Network ha adottato regole molto rigide sulle pagine in materia di armi in seguito alla sparatoria di Newtown del dicembre 2012

In un comunicato di sostegno alla rivista, la sezione italiana della rete Firearms United denuncia come la causa della chiusura del gruppo possa essere stata la segnalazione in massa da parte degli anti-armi e dei cosiddetti "animalisti" anti-caccia – un attacco coordinato teso a far chiudere uno spazio di libera espressione degli appassionati di armi e dei loro usi legittimi, che non è certo il primo del suo genere e che purtroppo potrebbe non essere nemmeno l'ultimo.

GUNSweek.com non può fare a meno di esprimere la più totale solidarietà ai colleghi della rivista Armi e Tiro e agli utenti del gruppo che è stato chiuso. Con un amaro commento: siamo forse solo noi ad accorgerci che gli anti-armi stanno reagendo alle sconfitte in sede politica e legislativa con una strategia a tutto campo tesa a chiudere i nostri spazi d'espressione e di coordinamento?

Quel che è certo è che la chiusura del gruppo – se fosse avvenuta mettendo sulla bilancia solo il numero di "segnalazioni" ricevute senza controllare l'effettiva eventuale violazione delle regole d'uso di Facebook – rappresenterebbe un atto incompatibile con i principi democratici di libera comunicazione globale a cui il Social Network statunitense dovrebbe ispirarsi.

Ma in ultimo, da professionisti della comunicazione, vorremmo far notare che l'industria armiera dovrebbe tornare a considerare di investire adeguatamente sulle pubblicazioni degli editori professionisti del settore armiero, che al suo supporto dedicano energie considerevoli e mirate, realizzando contenuti di qualità, anzichè continuare a vivere nell'illusione effimera che dedicare milioni di euro l'anno ai Social Network possa essere la soluzione a tutte le sfide e le difficoltà che il mercato prospetta a tutti noi.