Legittima difesa: altra occasione mancata

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Legittima difesa: altra occasione mancata

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È stata licenziata stasera dalla Camera dei Deputati e si avvia al passaggio al Senato, la proposta di legge dell'attuale maggioranza sul miglioramento delle condizioni per la legittima difesa.

Legittima difesa: ad un passo da un'altra occasione mancata

Vi proponiamo il commento emanato da Firerams United Italia sul testo sulla legittima difesa approvato ieri dalla Camera dei Deputati.
 


Purtroppo, come già ci aspettavamo dopo aver letto l'articolo di ieri dello Huffington Post (goo.gl/QOSPKp) – nota testata che, a livello internazionale, non ha mai fatto mistero delle sue tendenze disarmiste – il testo è stato pesantemente edulcorato rispetto a quanto chiesto da alcune forze politiche più vicine al sentore generale del popolo italiano al riguardo; e ciò lo si deve soprattutto alle pressioni dell'ala centrista della maggioranza. 

Lo stesso articolo dello Huffington Post preannunciava la prevedibile conclusione dell'iter con una frase da far cadere le braccia:

«Alla fine, pur con qualche cessione agli allarmismi per i reati dei furti e delle rapine in casa (per i quali la maggioranza ha anche già aumentato le pene), i principi illuministici che sono alla base della civiltà giuridica italiana nella sostanza non vengono scalfiti».

Sorge spontanea una breve ma ovvia riflessione sugli "allarmismi", che può definire tali solo chi non ha mai subito un'effrazione o un'aggressione violenta.

E altrettanto ovvia è la riflessione sull'aumento delle pene da parte della maggioranza, che come tutte le leggi è inutile a tenere in riga chi non le rispetta e che in questo caso è resa ancor più vana da una procedura penale e di Polizia che fa sì che spesso e volentieri i responsabili di tali reati continuino a delinquere.

Più amaro, tuttavia, ci è constatare come, per non venire incontro alle legittime richieste dei cittadini, si continui a insistere sul concetto di "Italia culla del diritto", tanto caro a chi al diritto alla legittima difesa si oppone come ad esempio l'OPAL e il deputato PD Marco Di Lello – cosa di cui vi abbiamo parlato lo scorso 18 aprile.

Sorvoliamo ancora sul fatto che la "superiorità morale" serva poco quando si è rimasti uccisi o gravemente feriti da un attacco criminale senza potersi difendere – o peggio ancora, quando si è dovuto assistere senza poter fare nulla ad un'aggressione ai danni di una persona cara. 

E ci chiediamo ancora una volta come si possa parlare di "civiltà giuridica", di "principi illuministici" e di "culla del diritto" nello scrivere una legge che ancora continua ad equiparare il diritto alla vita e all'integrità fisica di chi aggredisce a quelli della sua vittima – quando per giustizia e buon senso essi dovrebbero essere inversamente proporzionali al grado di minaccia percepito dalla vittima stessa.

Quel che vogliamo chiederci è come possa lo Huffington Post parlare di "principi illuministici" quando l'illuminismo in Italia fu rappresentato in primis da Cesare Beccaria, lo stesso che già nel 1764, nel suo "Dei delitti e delle pene", al capitolo 40 scriveva:

«Falsa idea di utilità è quella che sacrifica mille vantaggi reali per un inconveniente o immaginario o di poca conseguenza, che toglierebbe agli uomini il fuoco perché incendia e l’acqua perché annega, che non ripara ai mali che col distruggere.

Le leggi che proibiscono di portar le armi sono leggi di tal natura; esse non disarmano che i non inclinati né determinati ai delitti, mentre coloro che hanno il coraggio di poter violare le leggi piú sacre della umanità e le piú importanti del codice, come rispetteranno le minori e le puramente arbitrarie, e delle quali tanto facili ed impuni debbon essere le contravenzioni, e l’esecuzione esatta delle quali toglie la libertà personale, carissima all’uomo, carissima all’illuminato legislatore, e sottopone gl’innocenti a tutte le vessazioni dovute ai rei?

Queste peggiorano la condizione degli assaliti, migliorando quella degli assalitori, non iscemano gli omicidii, ma gli accrescono, perché è maggiore la confidenza nell’assalire i disarmati che gli armati.
Queste si chiaman leggi non prevenitrici ma paurose dei delitti, che nascono dalla tumultuosa impressione di alcuni fatti particolari, non dalla ragionata meditazione degl’inconvenienti ed avantaggi di un decreto universale».

Pur non potendo ancora consultare il testo di legge è stato licenziato da Montecitorio e sarà prevedibilmente licenziato al Senato a breve, in base alle fonti di stampa pare di capire che le cose si lasciano essenzialmente come stanno, e che si tratterà dell'ennesima occasione mancata almeno sotto cinque punti di vista.

Ancora una volta, infatti, non si inciderà profondamente sul reato di "eccesso colposo di legittima difesa", che a nostro parere dovrebbe essere pesantemente riformato e poter essere contestato solo laddove emergano pesanti elementi che indichino che l'aggredito abbia fatto fuoco su un aggressore disarmato e già in fuga o sottomesso.
Siamo tutti d'accordo sul fatto che non si spara alle spalle, e non si spara quando l'aggressore ha le mani in alto ed è in ginocchio; ma questi dovrebbero essere gli unici limiti all'uso delle armi per difesa.
E solo la consapevolezza che la vittima di un'aggressione criminale ingiustificata – contro la propria vita ed incolumità, contro la sua proprietà privata, contro i suoi cari – possa reagire con l'uso della forza ai più alti livelli, e che il diritto a tale uso della forza sia incoraggiato e protetto dai codici, può dissuadere efficacemente chi delle leggi altrimenti se ne infischia perché sa di potersela cavare con poco o addirittura restare impunito.

Ancora una volta non si inserirà una norma che vieti all'aggressore che sia rimasto ferito nel compimento di un crimine di intentare causa civile alla sua vittima e chiedere un risarcimento. Se un malintenzionato entrerà a casa vostra e cercherà di violentare vostra moglie o vostra figlia, e voi gli sparerete, anche se sarete assolti in sede penale il malintenzionato (o la sua famiglia) potrà ancora farvi causa in sede civile e spennarvi.
Una legge di civiltà dovrebbe escludere ogni possibilità di intentare causa, civile o penale, e chiedere risarcimenti per chi sia rimasto danneggiato nel compimento di un crimine (o per i suoi eredi). I reati si pagano, in primis con la responsabilità personale completa.

Ancora una volta si interverrà solo sui canoni che normano la difesa dalle aggressioni subite all'interno della propria abitazione; per quanto riguarda i casi di difesa personale o di terzi in luogo pubblico, si continuerà ad essere in balia dell'arbitrio di funzionari e magistrati che quasi sempre non vedono di buon occhio l'idea che il cittadino possa difendersi.

Ancora una volta si perde l'occasione per vietare la sospensione o il ritiro del porto d'armi a chi si difende nel corso degli accertamenti di rito, e per stabilire una volta per tutte che le uniche armi sequestrabili in seguito ad episodi di difesa devono essere quelle direttamente utilizzate negli stessi, e solo ai fini degli imprescindibili accertamenti di carattere scientifico-forense.
Disarmare completamente chi è stato costretto a difendersi da un'aggressione significa punire una vittima, esponendo cittadini onesti al rischio di rappresaglie violente.

Infine, ancora una volta non si legherà indissolubilmente il diritto alla difesa al diritto di acquisire, detenere, portare ed usare gli strumenti ad essa più adeguati: le armi da fuoco.
Una buona legge sulla legittima difesa è inutile se gli strumenti più adatti all'esercizio della stessa sono sottoposti a limitazioni tanto arbitrarie quanto inutili dato il numero irrisorio di crimini commessi ogni anno con armi legittimamente detenute.

Da parte nostra, il disegno di legge deve ritenersi bocciato per insufficienza – un misero tentativo di evitare di seguire la volontà popolare, un arrampicarsi disperato sugli specchi pur di non discutere ed approvare il testo proposto dall'Italia dei Valori come legge d'iniziativa popolare e supportato da oltre due milioni di firme, il numero più elevato per una legge d'iniziativa popolare nella storia della Repubblica Italiana.
 


Per rispondere in anticipo alle provocazioni che immaginiamo possano arrivare: no, la vittoria del "Si" al referendum costituzionale dello scorso dicembre non avrebbe cambiato la situazione. Anzitutto, in quanto l'obbligo per il Parlamento di esaminare le leggi d'iniziativa popolare non sarebbe scattato prima della prossima legislatura, condannando comunque la proposta dell'IdV all'oblio; in secondo luogo, in quanto l'obbligo d'esame non comporta l'obbligo di approvazione, e dato l'indirizzo politico dell'attuale maggioranza sull'argomento, l'ipotetico esame si sarebbe senz'altro concluso con una non ipotetica bocciatura totale. E questo senza voler discutere su tutte le altre cosiddette "riforme" che il "Si" al referendum avrebbe introdotto e che avrebbero reso molto peggiore la nostra vita nel futuro prossimo.
 


Il minimo che ci si può aspettare, per ripagarci di questa delusione – e nell'attesa di poter rettificare la situazione – è che la maggioranza e il Ministero dell'Interno si dichiarino disponibili ad un recepimento della nuova direttiva europea sulle armi che salvaguardi lo Status Quo e che respinga alcune norme in essa contenute (ad esempio l'iscrizione alle federazioni e/o la pratica obbligatoria) sulle quali sono rilevabili evidenti profili d'incompatibilità con la Costituzione italiana.

Quantomeno possiamo consolarci nella consapevolezza del fatto che, ancora una volta, le richieste di OPAL sono state completamente ignorate.

il logo di Firearms United Italia

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