Difesa personale: fatti di cronaca e giornalismo della domenica

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Difesa personale: fatti di cronaca e giornalismo della domenica

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"Un vero giornalista: spiega benissimo quello che non sa" (Leo Longanesi)

Difesa personale: fatti di cronaca e giornalismo della domenica

A giudicare da quello che leggiamo sui giornali quando si verificano fatti di cronaca come quelli delle scorse settimane, ciò che troppo spesso vediamo produrre ai nostri giornalisti è solo "ignoranza della materia". Cosa che, nel caso specifico delle tematiche legate all'uso legittimo delle armi per difesa personale, porta alla costruzione di immagini distorte tanto di cosa sia la legittima difesa in se, ma anche di cosa la legge autorizza i cittadini a fare o meno.

Negli ultimi mesi la cronaca ci ha elargito diversi esempi concreti, che perfino in Italia - dove solitamente accade poco - hanno fatto piangere qualcuno. Ricordando a tutti noi che la difesa personale, ma soprattutto la capacità e la possibilità di difendere se stessi e i propri cari, è una di quelle cose che magari capitano una sola volta nella vita, ma quando capitano non ti danno il tempo di ragionare. né tantomeno di fare o dire stupidaggini.

Non capisco cosa spinga certi giornalisti “noti” a divulgare e inculcare nella mente di chi legge i loro articoli o ascolta le loro trasmissioni - a volte semplici "pollai televisivi" -, cosa li spinga, dicevo, a far credere che difendersi (= proteggere la propria incolumità) sia politicamente scorretto, sconveniente, poco cristiano, da maleducati, da guerrafondai. Insomma, secondo questi giornalisti dobbiamo farci ammazzare. 

Forse si basano sulle statistiche: "siamo tanti e a me non succederà mai"?

Forse vivono in ambienti protetti, scortati e “loro” si sentono al sicuro, incuranti dei comuni mortali?

Forse sono ferventi sostenitori del porgi l’altra guancia. Purché sia sempre quella altrui?

Forse semplicemente non ragionano? Ma io invece credo di sì (ma per altri scopi)

Forse sono ipocriti? che è l'altra parte del problema. 

Alcuni poi oltre a essere saccenti e moralisti, non sapendo nulla di armi e leggi, da veri giornalisti (cito Leo Longanesi: “un vero giornalista: spiega benissimo quello che non sa”) parlano a vanvera e solo perché magari hanno fatto 12 mesi di naia sparando un caricatore con il Garand, senza riscontro sul bersaglio e passato il resto della ferma in una stanzetta illuminata da una lampadina da 20 W a fare le parole crociate, pensano di sapere tutto di armi e leggi. 

Questi paladini della bontà, quando il fatto non li riguardi, non hanno neanche l’umiltà o il buonsenso di andare a informarsi prima di scrivere castronerie. 

Così da questi soloni, esperti da poltrona e dissipatori di inchiostro, i cittadini apprendono falsità tecniche e legali come queste:

  • che in caso di aggressione, se proprio si deve "è meglio sparare alle gambe"
    ...ricordi degli anni di piombo, quando i terroristi  poco addestrati  e non certo per bontà, sparavano sbagliando e mandavano i colpi in basso colpendo le gambe invece del torace
  • che l’arma, legalmente detenuta per difesa abitativa, "il cittadino la deve tenere in casa smontata"
    ...ovvero, inutilizzabile... praticamente come avere la macchina in garage, ma senza ruote... la legge in ogni caso non lo prevede
  • che "siamo finalmente sicuri perché ora le forze dell’ordine hanno fucili che possono fermare un TIR"
    ...e questo purtroppo succede a vedere troppi film d'azione... come diceva il cattivo di Kick-Ass "il cervello va in pappa"...
  • che un arsenale è composto da una pistola giocattolo a salve calibro 92 (?), tre cartucce spaiate e due coltelli
    ...da Wikipedia: "arsenale: insediamento adibito alla costruzione, alla riparazione, all'immagazzinamento e alla fornitura delle armi e delle munizioni"... 

E poi ci riempiono la testa con frasi tipo “il governo deve proteggere il cittadino. Se entrano i rapinatori in casa il cittadino deve chiamare le forze dell’ordine”. Ma ragionano?! Ma che dicono?!
il delinquente È GIÀ DENTRO CASA MIA, e secondo voi, ho tempo e modo di chiamare le forze dell’ordine? Per sentirmi dire “siii… dicaaaa…”.

Mentre il governo si accorge che la criminalità è peggiorata e prende provvedimenti, se mai lo farà, nel frattempo, chi subisce la rapina o è minacciato di morte cosa dovrebbe fare? Un cittadino aggredito in casa che provi a chiamare le forze dell’ordine, che speranze ha di sentire le sirene della polizia entro 30-60 secondi: perché questo è il tempo necessario a garantire la sua incolumità e quella dei familiari? 

E se qualcuno osa pestare un piede al delinquente, ecco che il pennivendolo di turno (= giornalista di quart’ordine), appoggiato da quasi tutte le forze politiche - che non possono ammettere la sconfitta totale in tema di sicurezza – cita la solita insulsa frase: “basta la giustizia fai da te!”. La cronaca asettica - che spesso omette la nazionalità dell’aggressore - è invece riservata solo quando a lasciarci le penne è l’aggredito. 

Molti affermano che non è detto che i rapinatori siano poi così cattivi. Tralasciando il fatto che le cronache dimostrano il contrario: il rapinatore che entra in casa sapendo che è abitata, non ha scrupoli. E cosa dovrebbe fare l’aggredito prima di reagire, chiedere al rapinatore se e quanto è buono?

Una delle affermazioni più stupide è dire che non si può reagire con violenza se si devono proteggere solo dei beni materiali. Su questo siamo d’accordo. Purtroppo nessuno tiene conto che il rapinatore violento, spesso già noto alle forze dell’ordine, mette in atto tutti i mezzi a disposizione pur di appropriarsi dei beni altrui, compreso l’omicidio. Questo ben sapendo che spesso resterà impunito o al massimo rischierà un breve periodo detentivo o gli arresti domiciliari. 

Non avete idea di quanti casi di violenza accadono ogni giorno.  Ma di questo, gli illustri giornalisti da scrivania tacciono.

Tra indulti, sconti di pena e permessi premio, il colpevole potrà tornare a delinquere in breve tempo e aumentare la sua popolarità essendo già noto alle forze dell’ordine. Ma se è noto e colpevole, perché resta in circolazione? La stessa domanda la giriamo ai direttori dei giornali, con riferimento a certi giornalisti, che tali non sono.